2021



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Le fotografie

– Il manifesto della Festa dell’Arte e dei Fiori del 1897 di Attilio Formilli († 1933), Museum für Künst und Gewerbe di Amburgo, da Wikimedia Commons.

– Il tepidario del Giardino dell’Orticoltura di via Bolognese, progettato dall’ingegnere Giacomo Roster nel 1880, dal sito del Comune di Firenze.

– Umberto e Margherita di Savoia.

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UMBERTO E MARGHERITA
a Firenze nel 1897 – L'Arte e i Fiori


'Correvano' altri tempi per la cultura e la “coltura” a Firenze! E di gran successo! È un esempio questo avvenimento che viene alla luce leggendo le vecchie pagine del Corriere della Sera di allora.
Vi si apprende, infatti, come nel primo pomeriggio del 5 maggio 1897 una folla immensa si radunasse nelle vie adiacenti alla stazione di Firenze – la vecchia “Maria Antonia” –.
Aspettava trepidante l’arrivo dei reali d’Italia, Umberto e Margherita di Savoia. Le facevano buona compagnia il sindaco Piero Torrigiani, il prefetto Carlo Guala (consigliere di Stato incaricato dall’aprile 1896), i generali Morra, Angeli, Bisesti e Ademollo, i senatori Nobili, Corsini, Strozzi, Barsanti, Cambray-Digny e i deputati Civelli, Ridolfi, Brunetti e un altro Cambray Digny.
C’erano anche un discreto numero di consiglieri comunali e provinciali, la magistratura, gentiluomini e dame dell’aristocrazia fra le quali la principessa Corsini, la principessa Strozzi e la marchesa Torrigiani, dame d’onore della regina.
Alle 16 giunsero alla stazione con il loro seguito i principi di Napoli, cioè Vittorio Emanuele che aveva tale titolo in quanto primogenito ed erede al trono, e Elena di Montenegro sposata a ottobre. Erano partiti da Palazzo Pitti seguiti anch’essi da una discreta folla. In stazione restarono sotto la tettoia lato arrivi, in attesa.

Il treno reale giunse alle 16.12. Furono notati i sovrani in piedi davanti al finestrino pronti a scendere. Si udirono allora le grida entusiaste di: “Viva il Re!”
Lasciato il vagone, Umberto e Margherita abbracciarono e baciarono i principi di Napoli, salutarono le autorità e ricevettero dal sindaco un mazzo di orchidee con nastri ricamati d’oro.Conversarono poi per poco tempo, quindi attraversarono la sala d’aspetto dove prestava servizio il corpo dei pompieri, e si recarono nel piazzale interno della stazione per salire dento le carrozze reali.
Nel cortile dimostrarono il loro entusiasmo i componenti le associazioni dei reduci, dei veterani, di mutuo soccorso e assistenza. Le musiche intonarono la marcia reale.
Le carrozze partirono poco dopo verso Palazzo Pitti. Nella prima erano saliti i personaggi addetti alla casa reale, nella seconda il re con Vittorio Emanuele e il sindaco, nella terza la regina con la principessa e il conte Giannotti.
Durante il tragitto varie “popolane” – si scrive così nella cronaca del Corriere – presentarono enormi mazzi di fiori e le vetture procedettero a stento tra la folla.
Arrivati a Palazzo Pitti non cessarono le tante ovazioni e i Savoia si presentarono più volte al balcone a ringraziare.

Si svolgeva allora a Firenze un avvenimento bello e eccezionale: la Festa dell’Arte e dei Fiori con l’Esposizione nel Giardino della Società Toscana di Orticultura sulla Via Bolognese.
Alle celebrazioni avevano già preso parte i Principi di Napoli.
Il 3 maggio avevano inaugurato la fusione della statua di Ubaldino Peruzzi nella fonderia Galli. L’operazione era riuscita “ottimamente”. Gli operai della fonderia avevano anche offerto un mazzo di fiori alla principessa Elena.
La cerimonia tuttavia era stata un ripiego in quanto il programma aveva previsto per quei giorni il finale scoprimento dei monumenti del Peruzzi e di Bettino Ricasoli in Piazza dell’Indipendenza dove ebbe principio la “pacifica” rivoluzione toscana. Ma non era stato possibile attuarlo in tempo.
Il 4 maggio invece i principi avevano presenziato l’apertura dell’Esposizione, insieme anche qui a molti dei nobili e dei notabili fiorentini e del regno.
Secondo l’uso del tempo e per soddisfare la curiosità dei lettori-lettrici, il Corriere riportava i nomi dei più importanti e si soffermava sull’abito della principessa Elena, di moiré chiaro a ramages con guarnizioni di velluto rubino. Vittorio Emanuele da parte sua indossava “la bassa tenuta di generale”, con la quale oggi lo vediamo quasi sempre rappresentato.
La giornata però riservò alla Festa un tempo poco favorevole. Lo scoppio di un temporale rimandò al giorno dopo il corso dei fiori che doveva tenersi alle 16 del pomeriggio.
Così avvenne, ma con altri inconvenienti. Scrisse infatti il Corriere che il corso sarebbe stato splendido per il numero e per la ricchezza degli “equipaggi” se fosse stato ben diretto. Invece la cattiva direzione e i lunghi intervalli tra una carrozza e l’altra, fecero sì che molte di esse non poterono giungere davanti alla giuria che non assegnò i premi.
Comunque tra i migliori equipaggi furono segnalati quello del conte Costa Reghini, del marchese di Bagno, della marchesa Civelli-Ginori, del principe Corsini, della signora Ciofi. Numerosi balconi sull’itinerario erano riccamente tappezzati di fiori.
La serata di gala si concluse al teatro della Pergola con La Sonnambula. Non un posto rimase vuoto. C’erano tutte le signore dell’aristocrazia. Umberto e Margherita giunsero alle 22,15 dopo il primo atto, accolti dagli applausi. Vi fu anche il bis della marcia reale.

Il giorno dopo il re e la regina visitarono l’Esposizione di Orticultura nella sede di via Vecchietti. Percorsero le sale fermandosi spesso, facendo domande ai singoli espositori e mostrando un vivo interesse. Si congratularono con l’onorevole Carlo Ridolfi, agronomo, che ne era l’organizzatore.
Alle 10,30 si recarono all’inaugurazione del materiale da guerra della Croce Rossa assieme i principi di Napoli. La visita fu brevissima in quanto, scrive il cronista, il re ne conosceva gran parte.
Alle 11 si recarono alla Mostra Orticola di Via Bolognese, nel Giardino di Orticoltura. La regina e la principessa ricevettero dalla marchesa Torrigiani il consueto mazzo di orchidee.
La regina – si annota – vestiva un abito di stoffa bianca con guarnizioni lilla, la principessa un abito di seta verde con trine antiche. Il re indossava l’abito borghese, Vittorio Emanuele la solita bassa uniforme di generale.
La sera ebbe luogo un concerto popolare nella piazza di Palazzo Pitti, durante il quale si cantò l’inno Savoia-Montenegro composto dal maestro Paolo Malfetti. I sovrani si affacciarono al balcone a ringraziare.

Paola Ircani Menichini, 6 marzo 2021.
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